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Torri Pitagora

Caso esemplare della architettura moderna a Torino: una delle cosiddette "residenze alte" della città nel dopoguerra. Progetto di Sergio Jaretti Sodano ed Elio Luzi.

«Il lotto su cui abbiamo costruito le Torri Pitagora si trovava i periferia. Il terreno era rifiutato dalla maggior parte dei costruttori, perché aveva una forma complessa da sfruttare. È in questa occasione che abbiamo scoperto l’importanza dei terrazzi rientranti su cui affacciano tre camere, e dunque da una si vede l’altra. […] Ogni torre è un po’ il completamento dell’altra. » (Elio Luzi, in Luca Barello e Andrea Luzi, (a cura di), “Le case Manolino, storia di una famiglia di costruttori e di due architetti”, Il Tipografo, Buttigliera d’Asti, 1996)

Informazioni a cura di:
Giovanni Caci (2020-2024)

Coordinate geografiche:
45.0412° 7.6336°

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Indirizzo:
Piazza Pitagora, Corso Siracusa

Tag:
#elio-luzi, #sergio-jaretti-sodano.

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Contesto / Le tre torri

Il lotto in oggetto è evidenziato in rosso: su di esso insiste l’edificio del quale sono evidenti, in colore nero, i tre corpi principali che costituiscono le torri residenziali. I tre edifici sono collegati al piano terra da un porticato a doppia altezza.

Contesto / Lotto d'angolo

Vi erano alcuni lotti chiamati “cassia da mort”, appellativo dato dai costruttori e dai progettisti sia per via della forma dei lotti sia per via del fatto che a tale lotti non si poteva applicare una pianta ripetitiva e ciò significa maggior lavoro e impegno costruttivo e progettuale. -- «Il lotto presentava inoltre tutti i vantaggi di una costruzione d’angolo: pluralità di vedute e di orientamenti, posizione singolare tale da neutralizzare quel fastidioso senso di allineamento, di irregg...

Architettura / Una selva di pilastri

«Nelle Torri Pitagora la base è più "dura", potremo dire da castello medioevale, con rampe, scale, passaggi. Camminandovi non puoi trattenerti dal buttare un’occhiata furtiva e immaginare favole da raccontare ai bambini. Poi ci sono paesaggi privati, terrazzi, balconi, cavedi che creano viste particolari e, soprattutto, diverse per ogni alloggio.» Elio Luzi, in Luca Barello e Andrea Luzi, (a cura di), “Le case Manolino, storia di una famiglia di costruttori e di due architetti”, Il Tipografo...

I piani bassi poco appetibili vengono svuotati, lasciando spazio ad un piano porticato adibito ad atrio. Le dimensioni degli alloggi crescono di metratura all’aumentare dell’altezza e quindi dell’appetibilità sul mercato; anche il numero di balconi e terrazze, come si può vedere in questi prospetti cresce in numero e metratura all'aumentare della quota del piano. Il porticato libero del piano terra garantisce un’adeguata separazione e sicurezza dal piano interrato dei garage, consente ...

Il tetto piano, al pari del resto dell’edificio, è stato pensato come un luogo dove sperimentare, in cui le geometrie possano espandersi liberamente: un luogo che diviene un soggiorno "a cielo aperto", diviso in modo equo tra i residenti dell’ultimo piano, con accessi dati da “vertiginose scalette esterne”.

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La ripetitività degli alloggi in pianta, e di conseguenza la disposizione ripetitiva delle finestre in facciata viene qui annullata mediante l’utilizzo di piante differenti per ogni piano, piante che cambiano in base all’altezza con ambienti terrazzati ed ambienti interni orientati in modo differente.

«Il progetto su un lotto “scomodo” dà luogo ad una operazione sulla forma urbana che si pone in maniera alternativa rispetto alle pratiche ordinarie di espansione della città, ma costituisce anche l’occasione per reinterpretare alcuni temi tradizionali del Movimento moderno, mostrando, nella complessa articolazione planimetrica dell’edificio, un superamento del modello a stecche che avrebbe caratterizzato buona parte della città.” Elio Luzi, in Luca Barello e Andrea Luzi, (a cura di), “Le c...

«Ho sempre avuto in orrore la riduzione dell’individuo a numero e la traduzione di questo concetto in architettura: le scale A,B,C e seguenti. «Qual’è il mio alloggio? Conta i piani 1 2 3 4 5 6 …. 10, poi conta le finestre da sinistra a destra 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 …. Ecco, quelle sono le mie finestre! Alla stessa ora vedi le stesse luci sovrapposte ad identificare il fatto che tutti fanno le stesse cose, alle stesso ore, negli stessi locali ben disposti in colonna: ecco le luci blu dei tele...

I balconi si distinguono in base al colore e alle dimensioni dei vetri di protezione: satinati, di colore viola e con parapetto alto quelli destinati a stenditoi; di colore verde e altezza come da norma i restanti. -- «Per dare maggiore intimità, l’impressione di uno spazio all’aperto più raccolto e concluso, in balconi – che si vogliono vivibili e soggiornabili – in un distraente ambiente urbano. » Elio Luzi, in Luca Barello e Andrea Luzi, (a cura di), “Le case Manolino, storia di una fa...

«Chi abitava nelle unità disegnate da Jaretti e Luzi alla fine era sempre molto soddisfatto, anche se all’inizio manifestava qualche perplessità: “Qui non c’è l’ingresso, le stanze sono piccole …”; tuttavia con il passare del tempo questa concezione di casa entrava a far parte del proprio modo di vivere.» Elio Luzi, in Luca Barello e Andrea Luzi, (a cura di), “Le case Manolino, storia di una famiglia di costruttori e di due architetti”, Il Tipografo, Buttigliera d'Asti, 1996.

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