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Caffè Elena

Locale storico ricco di atmosfera, punto di incontro dell'intellighenzia torinese, in una delle piazze più belle della città.

Tante narrazioni cominciano dai tavolini dei caffè. La storia di questo locale riporta che ai tavoli in pregiato marmo rosso sostasse e scrivesse Cesare Pavese. Come ad inizio Novecento al bancone - mobile di rara bellezza della rinomata ditta Strola - anche oggi la gente si incontra là dove il tempo sembra essersi fermato. Tutto il giorno, tutti i giorni, il Caffè Elena accoglie i suoi ospiti in modo speciale, tra caffè e piatti ricercati, perché speciale è la sua storia.

Informazioni a cura di:
Staff Landscapefor (2018-2024)

Coordinate geografiche:
45.0662° 7.6944°

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Il Caffè Elena gode di una posizione strategica: all'ingresso della città storica, presso l'antica "Porta di Po". Come ben testimoniato dal romanziere statunitense Henry James nel suo diario di viaggio “Ore italiane” (1844) si tratta del miglior acceso: “... entrare a Torino in un incantevole pomeriggio d'agosto significa trovare una città di portici, di stucchi rosa e gialli, di caffè ...”.

Nel 2019 il Caffè Elena festeggia 130 anni di attività. La Ditta Carpano, fin dal 1889, aveva al Caffè Elena uno dei due suoi negozi in Torino e l'antica insegna dipinta su vetro nella lunetta della sovrapporta dell'ingresso è un omaggio al cognome dei fondatori. Proprio qui Luigi e Ottavio Carpano tra il 1899 e il 1902 misero e basi per produrre in modo industriale il vermuth, elisir di vino bianco ed erbe inventato a Torino nel 1786 e poi celebrato in tutto il mondo, e che idealmente ancor...

Il Caffè Elena si apre nel sottoportico di Piazza Vittorio con due vetrine "a portale" in marmo rosa. Gli arredi interni risalgono a fine Ottocento-primo Novecento: il solenne bancone dal rosone scolpito al centro, della ditta Strola, proviene dal Caffè Nazionale di via Po. A destra dell'ingresso si apre una piccola saletta accogliente con boiseries a semplici pannelli rettangolari, specchi, due dipinti del pittore torinese G.M. Bertagna, tavolini dal piano in breccia rossa, sedie e poltronci...

Il Caffè Elena ha un dehors che, grazie alla sua particolare posizione d'angolo, permette di godere la vista di piazza Vittorio Veneto con la scenografica quinta della chiesa Gran Madre di Dio e della precollina che lambisce le sponde del Po e che col mutare dei suoi colori scandisce le stagioni. Seduti in piazza o ben protetti dal porticato anche nelle giornate meno favorevoli e coperti da caldi plaid si può godere del fascino di uno degli scorci più belli della città.

Il Caffè Elena è uno dei quattro locali storici di Torino dove si può ordinare la "Merenda Reale dell'800": una golosa tradizione basata sul "bicerin" (la celebre bevanda calda a base di caffè, cioccolato e panna semi montata) accompagnato dai tradizionali “bagnati” e da cioccolatini come i cri-cri, i gianduiotti ed i nocciolini di Chivasso.

Il Caffè Elena ospita set di riprese cinematografiche, eventi e rievocazioni storiche. Le foto sono state scattate in occasione del Carnevale la "Famija Turineisa" (l'associazione culturale che valorizza le tradizioni della città) con abiti d'epoca e la presenza delle "maschere" locali.

Cesare Pavese amava indugiare nella saletta del Caffè Elena: per pensare e per comporre, seduto al tavolino rettangolare in fondo sulla sinistra. Un testimone dell'epoca - Francesco Rosa - ha scritto: «ricordo la sera del 26 agosto 1950, erano le 20, Pavese era giù di tono, “I su strac, vadu a cugieme”». Uscì dal locale e poche ore dopo si tolse la vita.

Enzo Maolucci, cantautore torinese attivo negli anni settanta e ottanta, ha dedicato al "Bar Elena" uno dei suoi brani più suggestivi, pubblicato nell'album "Barbari e bar" del 1978.

Fin dalla sua nascita, il Caffè Elena ha rappresentato un "termometro" significativo per comprendere alcune tendenze "sociali" in atto: dai consumatori à la page di caffè e vermuth di fine '800 nobilitati dalla presenza (sporadica) della Regina Elena di Savoia, ai goliardi universitari degli anni Venti e Trenta, dall'intelligenzia degli anni cinquanta, ai fricchettoni e ai movimentisti del decennio sessanta/settanta, fino agli hipster e alle tribù mainstream degli ultimi anni.

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