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Contrada del Molo

Il vero quartiere del porto sul promontorio che protegge il più antico approdo della città

Un pezzo anomalo del waterfront sul porto, costruito sul promontorio che difende dallo scirocco l’insenatura del Mandraccio, il primo approdo riparato della città. Dal 1000 per 8 secoli è il più intenso centro di lavoro del porto dove si abita, si immagazzinano le riserve di cibo per la città e si lavora sulle vele, le carene, i remi. Oggi, che il Mandraccio è interrato e pieno di turisti, è difficile pensare questo come il posto dove si sono fatte le navi che hanno reso Genova famosa nel mondo, all'epoca delle Crociate.

Informazioni a cura di:
Isabella Rizzitano (2018-2024)

Coordinate geografiche:
44.4068° 8.9268°

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Nell'immagine (Google Maps) è evidenziata in rosso l'area del primitivo promontorio. L'enorme sviluppo del molo industriale tra '800 e '900 ormai occupa una superficie artificiale circa 8 volte maggiore del promontorio, del tutto staccata dalla città.

Nella sequenza delle carte elaborate da Barbieri (1938) si legge la formazione della città a Castello e sulla prima parte della Ripa Maris, e solo dopo il 1000 l'insediamento sul Molo.

Contesto / Un mondo separato

La Contrada del Molo fa parte del Porto, con tutte le sue abitazioni, le botteghe le attività. Quello che vediamo sono i resti di un mondo costruito per le navi. Per secoli chi abita al Molo lavora all’allestimento delle barche e alla loro manutenzione, è in contatto più con le banchine che con le strade, ha i piani terra pieni di laboratori e magazzini di materiali navali, che non si trovano altrove.

Il fronte di Via del Molo si affaccia alla banchina del Mandraccio e, nonostante le mura cinquecentesche, è in diretta simbiosi con le attività del Porto. Quando il centro del Porto si sposta altrove e il Mandraccio si riempie di chiatte e poi si interra, sul Molo aumentano le attrezzature pubbliche e le abitazioni “normali”, ma il rapporto con le case del Molo diminuisce sino a perdersi.

Nella ricostruzione di Ennio Poleggi il bacino corrisponde allo spazio occupato da 3 isolati che si affacciano su Via del Molo

La zona del Molo intorno a S.Marco, in una tavola della monografia sulle "vecchie muraglie" di Genova (1752). Si nota la riga rossa e quella nera che segnano il circuito ininterrotto delle mura che bordeggiano la città e il porto.

Nella mappa (XVII sec, )la lottizzazione con le case-officina ordinarie. In basso a destra il carcere e le due rampe che salgono sulle mura di Malapaga, In Alto la Chiesa di S.Marco, le fortificazioni e le officine del Mandraccio.

Nella contrada del Molo si leggono benissimo le case a schiera tra la chiesa di S.Marco e l'imponente carcere di Malapaga (da un disegno di Bordoni del 1618, che riprende un rilievo del XV secolo).

Nela foto della fine XIX secolo, il water front di via del Molo è lo stesso di oggi (la ripulitura ha messo in evidenza le tracce di portici medioevali sugli stessi isolati), con a destra i bassi fabbricati, come allora legati alle mura e alla banchina

Nel particolare della Pianta di Guidotti (1770 circa) il Molo Vecchio già completo, gli isolati grandi degli edifici e la larga via del Molo che porta direttamente al dedalo di vicoli del centro.

Il palazzo della Guardia di Finanza all'inaugurazione, nel 1917, che sostituisce con lo stile neoromanico toscano la ruvida costruzione poco finestrata del carcere antico.

Porta Siberia presa dal faro del Molo Vecchio in una litografia del Bisi alla metà XIX sec. , che evidenzia il lato a sud che prolunga le mura di Malapaga

Vico Celoria, accanto alle mura di Malapaga, sui cui spalti si sale ancora con rampe e scalette, dove i grandi muri in pietra coi mattoni di risarcimento fanno da base per gli edifici alti, che si tengono insieme con gli archetti.

Nella foto, di prima del 1900, si vedono, sullo sfondo della cancellata doganale e del fronte di piazza Cavour, una pattuglia di carabinieri in uniforme e un carro con tre bambini che certamente (e purtroppo) stanno andando al lavoro. Normale, no?

Le mura di Malpaga è un film di Renè Clement con Jean Gabin e Isa Miranda premiato a Cannes nel 1949, girato in esterni tra il Molo e il resto del Centro Storico.

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