da a cura di Andreina Griseri e Giovanni Romano, Filippo Juvarra a Torino, Torino 1989
Il ricco apparato decorativo policromo dell’aula circolare, composto da molteplici marmi accostati, crea un cromatismo giocato su tonalità calde: viene utilizzato soprattutto il giallo di Verona, il rosso di Serravezza nelle brecce, alternato con il bardiglio grigio di Valdieri nelle cornici, mentre il verde di Susa e e il bianco di Busca sono disposti a contorno delle lastre di persichino. Il nero di Bergamo è usato soltanto nelle fasce, in quanto Juvarra di consuetudine non utilizzava i marmi neri. I confratelli si occupavano dell'importazione dei marmi, sopportandone l'ingente esborso finanziario; erano obbligati a fornire modelli a grandezza naturale seguendo i disegni dell'architetto, il quale doveva dare una sua approvazione. La messa in opera dei marmi si protrasse oltre la scomparsa di Juvarra, fino al 1758, sotto la direzione del Tavigliano.
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