Uno dei luoghi simbolo dell’Appennino, dove sono intatte le relazioni tra il borgo fortificato e le piane coltivate percorse dalle greggi e incorniciate dalle pendici verdeggianti del Monte Vettore.
Terre di pastorizia, frutto di disboscamenti medioevali ma già frequentate in età romana. Il borgo nasce come presidio militare di una zona pregiata contesa tra umbri e marchigiani.
Considerando la sua posizione, qui si trovava un Castello costruito a controllo delle vie che mettevano in comunicazione la Valle del Tronto con quella del Nera ed a protezione dei confini e dei pascoli comunali, viste soprattutto le mire espansionistiche dei vicini paesi marchigiani. Nell'antichità i Castelli erano quegli agglomerati che sorgevano in punti strategici del territorio e che servivano a difendere i confini dell'antico comune.
Le prime testimonianze scritte risalgono al XIII s...
Della fortificazione cinquecentesca rimane un portale, e pochi tratti delle mura, oltre si accede alla piazzetta della chiesa di S. Maria Assunta, cinquecentesca.
Ed erano proprio i lenti rintocchi della campana su cui erano incise le profetiche parole “Annuncio le feste. Piango i defunti. Dissipo i venti. Spezzo le folgori” a scandire il passare dei giorni ed il susseguirsi delle stagioni per i Senàri.
L’ “Inghiottitoio”, chiamato localmente "Merga", è una suggestiva depressione rocciosa, un buco imbutiforme che ingoia le acque del Fosso dei Mergani riportandole in profondità nel terreno.
“Il luogo più simile al Tibet che esista in Europa”, così Fosco Maraini, il grande etnografo ed esploratore italiano, definì l’Altopiano di Castelluccio negli anni ’30, ed oggi possiamo ancora osservare lo stesso paesaggio intatto.
Se in estate “il Piano Grande rassembra un giardino e il Castello un'isola in un mare di erba...”, d’inverno Castelluccio ha fama di essere un luogo desolato e assediato dalla neve, tanto che lo Stato Pontificio interdisse il transito di questi luoghi da
Il Pian Perduto è formato da numerose depressioni e doline che, nella stagione di scioglimento delle nevi, si trasformano in piccoli laghetti; questi, con il procedere dell'estate, si seccano completamente.
Chiamata dagli abitanti di Castelluccio "Lénta", è il prodotto rappresentativo del paese per eccellenza. L'uso di questo legume è antichissimo come dimostra il ritrovamento di semi in tombe neolitiche datate 3000 A.C.
L'Altopiano di Castelluccio è teatro della “Fioritura”, fenomeno dovuto, appunto, alla fioritura contemporanea di decine di specie floreali diverse che danno luogo a un tappeto multicolore che ricopre tutta la valle (Festa della Fiorita).
A Castelluccio le montagne circondano il bacino come i bordi di un immenso catino: con l’alta pressione, l’aria immobile e la neve, il bacino di Castelluccio è diventato una lente piano-convessa di aria freddissima.
La X Festa della Montagna (1961) si tenne a Castelluccio Norcia per volontà del Ministero dell’Agricoltura e Foreste, di cui Mariano Rumor era ministro. La parte più significativa della festa, organizzata dal Corpo Forestale dello Stato, si tenne a Pino G
“D’inverno, Castelluccio è un’isola incantata che sembra fluttuare per magia sopra un immenso mare di neve e ghiaccio”, racconta Rino Polito, noto acquerellista e paesaggista di Norcia.
Durante la X Edizione della festa della Montagna, in onore del centenario dell'Unità d'Italia, si disegna il profilo della penisola sulle pendici della montagna.