La vicenda dello Smemorato di Collegno, uno dei fatti di cronaca più celebri nell’Italia del primo dopoguerra riguarda un individuo affetto da amnesia ricoverato presso il manicomio di Collegno. L'uomo viene condotto in questura in evidente stato confusionale dove palesa disturbi psichici e, addirittura, intenti suicidi. Dopo una sommaria visita medica, si decide per il trasferimento dell’uomo presso il Manicomio di Collegno. Successivamente una donna, riconosce in quell’uomo suo marito Giulio Canella, professore di filosofia, disperso nella Grande Guerra. A riaprire il caso è una lettera, anonima,in cui l’identità dello smemorato non sarebbe quella dello stimato professor Canella, bensì quella del tipografo Mario Bruneri, un anarchico senza fissa dimora. Nel 1928 si riapre il caso: nel respingere l’ennesimo ricorso della famiglia Canella, la Corte di Cassazione di Firenze conferma le precedenti sentenze.