La Torre di Santo Stefano nel Settecento appartenne per un certo periodo alla Camera dei Conti di Torino, la quale aveva incaricato come suo delegato a Ivrea il Conte e Senatore Beraudo di Pralormo. Il Conte stilò un elenco di riparazioni da svolgere alla Cattedrale a seguito dell’assedio francese e si trovò ad affrontare anche un altro problema. La Torre e l’Abbazia erano state utilizzate come caserma e come magazzino, con all’interno una sezione dedicata alla raccolta dei documenti della città. Data l’importanza dei documenti contenuti, il portone della Torre e l’archivio dell’Abbazia vennero chiusi a chiave, ma la chiave fu smarrita. Questo causò una sorta di ribellione tra affittuari e debitori che ne approfittarono per eludere i pagamenti o usurpare i terreni. Quando gli addetti incaricati dal Conte riuscirono a entrare nell’archivio, vi trovano libri e scritture lacerati dai topi, tanto che si decise di mettere in salvo i documenti superstiti e raccogliere i frammenti rimasti per farne un nuovo inventario.
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