Di Girolamo e Ignazio Danti
Quando Emanuele Filiberto, uno degli ultimi sovrani rinascimentali, nella metà del XVI secolo sposta la capitale del ducato sabaudo da Chambery a Torino, deve occuparsi di trasformare una cittadina che mantiene ancora la superficie e la struttura della vecchia Augusta Taurinorum, chiusa dentro la cinta muraria romana, con un reticolo di vie ortogonali e isolati densi di costruzioni rialzate nel periodo medievale. Assoluta priorità assume l'aspetto difensivo: la costruzione della cittadella, nello spigolo sud ovest, costituisce la prima modifica del perimetro urbano. Soddisfatta tale priorità, il sovrano dovrà dare una nuova identità urbanistica e architettonica alla capitale. A differenza di altre città italiane, il Rinascimento non aveva lasciato a Torino palazzi e monumenti di rilievo, ad eccezione del Duomo.
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