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Il bosco come risorsa collettiva

Sul confine a sud con Orio e San Giorgio si dispiegano boschi, gerbidi e pascoli, dei quali le varie comunità hanno potuto liberamente disporre sin dall'inizio del XIV secolo. Su questi beni collettivi, infatti, i feudatari non estesero mai la loro signoria: dagli statuti canavesani risalenti al 1482 (racchiusi nel “Corpus Statutorum Canavisii”) si evidenzia la volontà di conservare il bosco e non depauperare il pascolo. In tale regione, denominata “Fraschetto”, era infatti proibito rubare o tagliare la legna e appiccare il fuoco. Ancora oggi, i montalenghesi vanno fieri della rigogliosa natura boschiva che circonda il paese, che consta di una moltitudine di specie arboree come acacie, castani, fragicaroli (in dialetto “guienda”, dai quali si ricavano i noti manici di frusta) e canapa (con cui si creavano le “Caplere”, tipici copricapi intrecciati a mano).

Il colossale Cedro Atlante innevato. Si tratta di uno dei principali simboli del paese, segno del forte attaccamento verso la natura.

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