Nel corso di tre secoli, ogni sovrano che si insedia nel palazzo di Agliè chiama il suo architetto di fiducia, per adeguare l'architettura, gli arredi e il disegno del parco alle proprie esigenze, ma anche alle mode del tempo. Così Filippo d'Agliè a metà Seicento: per ottenere una dimora all'altezza degli standard della casa regnante, chiamerà l'architetto ducale Amedeo di Castellamonte; Carlo Emanuele III un secolo dopo si affiderà a Ignazio Birago di Borgaro per ingrandire il palazzo e ridisegnare il parco, chiamando gli artisti del tempo per le decorazioni dell'interno e dell'esterno; Carlo Felice e Maria Cristina di Borbone, amanti delle arti, negli anni Venti dell'Ottocento chiederanno all’architetto Borda di Saluzzo di adeguare gli interni per ricavare un teatrino, gallerie per i dipinti e sale per i reperti archeologici.