All’inizio dell’Ottocento la casa era un'umile cascina, composta da un’abitazione rustica al piano terra e un solaio al piano superiore. Quando la eredita Giuseppe Giacosa, la cascina era già stata ampliata: aveva una pianta a elle e si sviluppava su tre piani, aperti a sud su una doppia loggia, sia al primo che al secondo piano. Così la descrive Savator Gotta nel 1936: “Essa è bianca, semplice e signorile… grandi finestre che pare si compiacciano d’aprirsi alle voci e ai rumori della strada e un muricciolo che invita a guardare giù nel giardino modesto di aiuole, di vialetti, folto di pini centenari… animato da una vasca circolare con lo zampillo che chiocciola sommesso..."