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I Giardini della Reggia di Venaria

veduta aera giardini della Reggia di Venaria

Informazioni a cura di:
Caterina Gaspardo Moro (2018-2024)

Coordinate geografiche:
45.1366° 7.6208°

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Contesto / i Giardini

Dichiarata dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità, La Venaria è stata oggetto di un importante recupero, il più grande cantiere di restauro d'Europa

La Reggia fu luogo di loisir della vita di corte, in cui ricoprivano un ruolo principale i giardini ed in particolare il Tempio di Diana, di cui oggi rimangono solo le fondamenta e da cui trasse ispirazione Massimiliano Colangelo per la creazione del Fantacasino, riproducendo in chiave moderna il ruolo di locus ludi dei Giardini.

In quello che era il parco basso, vi si trovavano,oltre alla peschiera, ad oggi navigabile in gondola, vi è uno dei più grandi potager royal d'Europa, con noccioleto, frutteto, orto di ponente e di levante. In aggiunta troveremo un boschetto delle curiosità botaniche.

Luoghi / Parco Basso

Nei disegni del 600, il parco basso era delimitato da un muro di terrazzamento che costituiva un ottima quinta scenografica per le fontane e statue presenti nel giardino. Con il restauro, il muro è stato riportato alla luce ed una sezione riporta quelle che erano le decorazioni seicentesche.

Amedeo Castellamonte progetta i giardini della reggia secondo il classico gusto italiano, caratterizzato da una suddivisione geometrica degli spazi con l'utilizzo di filari alberati e siepi arricchiti da specchi d'acqua geometrici e sempreverdi topiati. Vi erano inoltre elementi architettonici quali fontane e statue.

Si tratta di un viale parallelo all'Allea Centrale, posto sull'alto di un terrazzamento già esistente nei progetti di Castellamonte.Acquistò nuovo rilievo con gli ampliamenti di Garove e di Juvarra. Ad oggi Piante di tiglio ombreggeranno l'Allea per tutta la sua lunghezza una ed siepe di Rosa Gallica corre lungo la sponda.

Amedeo Castellamonte progetta i giardini della reggia secondo il classico gusto italiano, caratterizzato da una suddivisione geometrica degli spazi con l'utilizzo di filari alberati e siepi arricchiti da specchi d'acqua geometrici e sempreverdi topiati. Vi erano inoltre elementi architettonici quali fontane e statue.

In seguito alla costruzione di nuovi edifici da parte di Filippo Juvarra del 1716, l'interesse per i giardini si concentra allora sul fronte adiacente ad essi; sorge un parterrescon fiori, tassi scolpiti, vasi di agrumi e stanze vegetali lungo il perimetro. Al centro ci sono sei lastre di granito “nero Africa” sulle quali è incisa la scritta “Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più”, il titolo dell'installazione di Giovanni Anselmo, sulla quale è possibile salire.

Nei progetti juvarrani, l'area rettangolare del Parco alto parallela all'Allea Centrale, un tempo destinata alle cacce per le dame, risulta suddivisa in 12 boschetti quadrati, che sono stati ripresi nell'impianto attuale, usando varietà differenti, che ne sottolineino la dimensione verticale

Juvarra realizzò unn “Giardino Inglese”, composto da due quadrati con parterres erbosi e ininterrotto sviluppo di pergole. Il disegno per ciascun quadrato si dipartiva da un rettangolo centrale inscritto in un'ellisse attraversata da percorsi ortogonali e diagonali. Ad oggi l'area presenta pergole che sostengono la rosa rampicante Alberich Barbier e lee rose rifiorenti Marie Pavie.

Diana presiedeva la caccia, i boschi e le fonti perciò fu eretto il tempio in suo onore, costituito da uno specchio d'acqua in cui si poteva navigare e pescare e dove alle volte si svolgevano naumachie. Anche questa meraviglia andò distrutta negli anni dell'abbandono.

L'edificio è composto da due scaloni gemelli a chiusura di un piazzale provvisto di fontana, al centro di cui vi era una colossale statua di marmo rappresentante Ercole. Il viale antistante la fontana, terminava con il Tempio di Diana. Lungo le due scalinate erano riproposte le gesta eroiche dell'eroe. La fontana andò distrutta nel periodo di abbandono della tenuta.

Fu un giardino di rappresentanza, con fiori ai lati dell'asse rettore; delimitato ad ovest da una loggia semicircolare per attenuare la sproporzione tra larghezza e lunghezza. Seguiva un belvedere al di sopra della Fontana d'Ercole. Gli ampliamenti successivi comportarono l'eliminazione della loggia ed una destinazione più privata dell'area. Attualmente le aiuole a maglia quadrata con composizione centrale circolare, presentano tre cicli di fioriture autoctone.

Storia / Allea centrale

L'asse centrale era affiancata da un muro di sostegno ed era caratterizato da due viali di roveri lunghi 800 metri. Con il progetto del 1700il muro fu sostituito da un pendio erboso e fu eliminato il tempio di Diana a cui esso conduceva. L'Allea perse così la sua centralità a causa delle nuove realizzazione sul versante Sud

Si tratta di un viale est - ovest che divide in due file i dodici riquadri dei boschetti. Al termine del quale Juvarra progettò un labirinto. Come nelle restanti parti, il restauro è rimasto fedele ai disegni settecenteschi.

Progettato dallo scultore Giuseppe Penone, è composto da quattordici opere, realizzate tra il 2003 e il 2007 in un area di 5 ettari. Pensato come un luogo sensoriale dove i vari materiali utilizzati scandiscono il passaggio da una scultura all'altra, in un continuo stato di fluidità tra gli elementi, al fine di scoprire le analogie che legano i mondi minerale, vegetale e umano.

All'interno del cosiddetto Gran Cortile, sorgeva la Fontana del Cervo con un ricco apparato marmoreo raffigurante dodici cani e quattro cacciatori sorpresi nell'atto di inseguire il cervo bronzeo. Oggi la Fontana è stata inserita in una ellisse di 120 metri che con i suoi 100 ugelli d'acqua di 12 metri, proiettano in determinati momenti, spruzzi di vapore colorato.

Particolari / L'Hercole colosso

La statua in marmo bianco fu Realizzata da Bernardo Falconi a metà 600, per ornare l'omonima fontana dei giardini castellamontiani della Venaria, al centro della quale era posizionata. Nonostante lo smantellamento della fontana, la statua resto a venaria fino al 1776 e vi ritorno solo nel 2015, Grazie alla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino.

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