A partire dagli inizi del XVI secolo il mulino dei Castellani Madruzzo, poi principi vescovi Madruzzo, fu attivo per la produzione del pane, poi per fabbricare cappelli e poi per lavorazione della canapa, del rame, o come fucina per fabbro-ferrai.
Nel 2005, dopo oltre 50 anni di incuria, il rudere fu acquistato dagli attuali proprietari insieme al bosco circostante.