Il progetto ha risolto i problemi proposti dal bando in modo tramite la disposizione planimetrica, che i progettisti hanno ideato obliqua all'asse stradale, non tanto per una netta contrapposizione alla norma costante dell'urbanistica torinese, quanto per orientare l'edificio all'incirca lungo l'asse eliotermico, e per ottenere una migliore utilizzazione dell'area, così da lasciare tutto attorno vaste zone di verde e determinare, sempre secondo i progettisti, la « sonora clausura » ritenuta opportuna per un museo. La disposizione planimetrica adottata ha consentito di dare alla fabbrica una ben articolata forma aperta a tre corpi: uno centrale più grande, a tre piani fuori terra, destinato agli uffici ed alle mostre permanenti; gli altri due alle opposte estremità del corpo centrale, più piccoli e a due soli piani, destinati quello a destra lungo la via Fanti alle mostre temporanee, il secondo sul filo del Corso Galileo Ferraris a sala per conferenze e a biblioteca. Nell'insieme i tre corpi disarticolati come sono, ed in certo senso funzionalmente indipendenti, costituiscono un blocco unico non solo ben collegato ed unito, ma le cui parti si compenetrano e si completano, realizzando nell'edificio le condizioni per un organismo vivo.
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