Le direttive per il progetto erano le seguenti: 1) la ricostruzione dell'edificio sulla stessa area fra corso Galileo Ferraris e Via Fanti, Via Magenta e Via Vela, di circa 7700 mq, ma che era da coprirsi con la nuova costruzione per soli 3500 mq ; 2) un edificio con un seminterrato molto spazioso per i depositi, gli impianti ed i servizi, ed una elevazione non oltre i tre piani fuori terra, nei quali oltre agli ambienti per gli uffici di direzione, ai servizi e ai disimpegni, si avessero cinquanta ambienti per l'esposizione delle collezioni con uno sviluppo di circa m. 1400-1500 metri lineari; altri ambienti per mostre temporanee, una sala di conferenze per 400 uditori; una biblioteca con attinente sala di studio; un gabinetto di restauro ecc., tutti ben collegati e rispondenti, secondo i loro scopi, alle più moderne esigenze museografiche nei riguardi della sicurezza, della circolazione del pubblico, dell'illuminazione, degli impianti di aerazione e di riscaldamento.
Su quarantadue progetti, tre furono quelli che vennero ammessi alla gara di secondo grado, assegnando poi come vincitore il progetto contrassegnato dal motto “Continuità 72” degli architetti Carlo Bassi e Goffredo Boschetti di Milano, con 13 voti su 13.
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