Di Antonio Vandone di Cortemiglia
Nel periodo in cui le città termali fioriscono e si moltiplicano in tutt'Europa, Acqui mantiene una posizione marginale. Nonostante l'apertura della ferrovia Torino Genova del 1894 e l'incremento di una clientela straniera, anche nel periodo del Liberty, momento di massimo splendore per il turismo termale, la città fatica ad assumere quel tono mondano e ad offrire attività di svago tipiche del gusto della villeggiatura dell'aristocrazia e della borghesia cosmopolita. In controtendenza rispetto alle altre città termali, un certo risveglio si ha negli anni che seguono la grande guerra. Tra il 1917 e il 1927 vengono presentati tre progetti che si riveleranno molto interessanti, quanto irrealizzabili. Il primo di questi è a firma dell'architetto torinese Antonio Vandone di Cortemiglia.