Il Cotonificio Buchi

Johannes Buchi nel 1884 fece costruire il cotonificio nel territorio di Caluso, a stretto contatto con il canale, su un’area di 3,5 ettari circa. Le acque del canale erano impiegate dall’impianto di forza motrice idraulica che, attraverso un salto di 7,5 metri da un condotto sopraelevato costruito appositamente, era in grado di generare una potenza di 120 cavalli-vapore impiegata per il funzionamento dei macchinari industriali. Alla morte di Johannes i figli ereditarono l’industria cotoniera che nei primi anni del XX secolo e durante la prima guerra mondiale, grazie alla crescente richiesta di capi da parte dell’esercito, ebbe un grande sviluppo. Lo stabilimento a quei tempi dava lavoro a 350 dipendenti (350 telai) e comprendeva la villa di proprietà della famiglia, le case operaie e la mensa. Il grande sviluppo economico ottenuto dall’azienda nel dopoguerra ha portato all’acquisizione dei fabbricati a monte dello stabilimento quali il mulino Valente di Caluso, la pista da canapa Masino e l’officina idroelettrica Ansaldi. Nel 1925, dopo un periodo di crisi dovuto al mancato rinnovo tecnologico dei macchinari, lo stabilimento fallì. Dopo diverse proprietà nel 1960 toccò il massimo di occupazione lavorativa con la ditta Olivetti. Fino a fine secolo ci fu un susseguirsi di società prevalentemente informatiche mentre attualmente la cella del primo stabilimento della famiglia Buchi, è occupata da un'azienda di serramenti e si presenta in buono stato di conservazione.

Cartolina storica della prima metà del XX secolo rappresentante l’ex Cotonificio Buchi di Caluso. Nella fotografia sono visibili le piantagioni presumibilmente di lino accanto allo stabilimento.

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